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LA FIERA DEL MONTE RACELLO
La fiera del monte Racello è «...» il racconto di un mondo minuscolo eppure senza confini, antico e fanciullo. La raccolta di poesie che di questo racconto porta il titolo è essa stessa una fiera di mezzanotte, un bazar di toni e di stili, di metri, di registri e persino di lingue. Questa varietà è una bella figlia del tempo; ci sono più di dieci anni (dal 2008, anno della pubblicazione della terza raccolta “Il guscio di Noce”) raccontati in questa raccolta, anni fondamentali di crisi, inversioni di rotte e reinvenzioni di sé che con la maternità sono divenuti per Elisa confine fra un prima e un dopo (ref. 17 Dicembre 2012).La poesia che ci regala Elisa è quella piccola arancia di pasta di zucchero, del costo esatto di quanto un pastorello possa avere in tasca che, in quella stessa tasca vuota, diventa d’oro, per pura e stupefacente alchimia del semplice.
GIROVAGANDO
Album fotografico di un territorio incantato, catalogo di ricordi e di memorie, ricamo di suggestioni e di sogni, Girovagando si presenta come un prezioso omaggio poetico a quella porzione di Sicilia che è stata nel cuore e nell'anima di Federico Hoefer, poeta dentro, poeta sempre, poeta di parole e di sguardi.
TENNI A MMARI
Il poeta ha piantato una tenda nel suo giorno-presente e in essa ha raccolto quella sapienza che possedeva già dentro di sé, trasformando modi di dire, proverbi e ricordi, in versi e poesie ben temprati, che reggono al nuovo tempo e agli urti della rapidità moderna, della lingua “orizzontalizzata”, come la definì Vincenzo Consolo, influenzata cioè dai mezzi di comunicazione di massa.
BELLACOMETA
Leggere “Bellacometa” - lo ricorda commosso nella sua premessa lo stesso Autore - è come essere in un presepe. Un presepe in cui ci siamo da sempre, anche ognuno di noi, perché narriamo la nostra microstoria e ripercorriamo la nostra illusione della vita. E lo facciamo guardando negli occhi la luce sfolgorante da “Bellacometa” dei bambini, i nostri e quelli degli altri:
“Essi sono l’alba della vita; la speranza proiettata sul baratro della finis temporum”. (dalla prefazione di Carmelo Arezzo)
“Essi sono l’alba della vita; la speranza proiettata sul baratro della finis temporum”. (dalla prefazione di Carmelo Arezzo)
ARIE DI SICILIA
CD | BOOK
Questo lavoro nasce dall'esigenza di scoprire, riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale tradizionale siciliano.
L’obiettivo è stato quello di esaltare la bellezza di questi canti popolari elaborando intorno ad essi una composizione musicale emozionante e funzionale al canto stesso, per sostenerlo e sottolineando di volta in volta le peculiari caratteristiche melodiche che lo contraddistinguono senza precostituirne un genere musicale, creando un ponte culturale tra l’antico ed il moderno, alla stregua delle numerosissime contaminazioni culturali di cui la Sicilia è permeata e di cui si fanno portatrici le melodie della tradizione popolare."
Illustratore copertina: Salvatore Rivolo
Fotografie: Renée Purpura
Questo lavoro nasce dall'esigenza di scoprire, riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale tradizionale siciliano.
L’obiettivo è stato quello di esaltare la bellezza di questi canti popolari elaborando intorno ad essi una composizione musicale emozionante e funzionale al canto stesso, per sostenerlo e sottolineando di volta in volta le peculiari caratteristiche melodiche che lo contraddistinguono senza precostituirne un genere musicale, creando un ponte culturale tra l’antico ed il moderno, alla stregua delle numerosissime contaminazioni culturali di cui la Sicilia è permeata e di cui si fanno portatrici le melodie della tradizione popolare."
Illustratore copertina: Salvatore Rivolo
Fotografie: Renée Purpura
FUDDÌA
CD | BOOK
Fuddìa, (Fòlia), racconto e "negativo" di un ritratto musicale, nasce dall'idea di trovare un punto di incontro fra la musica delle radici siciliane e contaminarla con il mondo della musica d'autore italiana e soprattutto europea, portoghese, sudamericana.
L'idea e il filo conduttore sono questi temi musicali, giocati su strumenti in cui si inserisce una voce, che sia oboe o flauto o bouzouky o chitarra elettrica. Una concezione cameristica della canzone.
L'intento è quello di fondere o meglio restituire all'idea della parola poeticala musica e viceversa, in questo caso la “Folìa d'amore” è una danzaiberica, è un tema di amore senza speranza o con grandi lacerazioni che poi si riassorbe in un amore antropocentrico, fatto di terre sconosciute e presenze angeliche.
Fuddìa è follia ma anche voce del verbo "girare, girovagare", come un aedo folle per questa Sicilia a volte senza speranze a volte di troppa bellezza.
collana “Musica da leggere”
Il disco è stato registrato presso Studio Blu di Enna, da Dino Caruso nel 2013, in seguito missato da Vincenzo Cavalli presso Sonoria studio di Scordìa e masterizzato a Milano da Claudio Giussani dello studio Energy Mastering.
Gli arrangiamenti, la scrittura e la ricerca musicale sono di Giuseppe Di Bella, autore di tutti i brani, eccetto L’arbulu sulu, il cui testo è del videomaker e musicista ennese Fabio Leone, ‘Ncucciarisi e Angeli dell’Etna, i cui testi sono stati scritti dalla cantautrice palermitana Valeria Cimò. Il testo Marinha è tratto da una poesia di Fernando Pessoa. Origine è una traduzione libera in lingua siciliana dei “sei apoftegmi” del filosofo presocratico Talete.
Tutte le chitarre acustiche, classiche il bouzouky e le voci sono di Giuseppe Di Bella.
Il contrabbasso è suonato da Giuseppe Cucchiara, tranne che in Lassami, la cui parte è stata scritta ed eseguita da Giovanni Arena. Tutte le percussioni del disco sono suonate da Davide Campisi. Il basso elettrico in Origine e Angeli dell’Etna è suonato da Giuseppe Cammarata. La fisarmonica in L’arbulu sulu e L’acqua del mare è di Salverico Cutuli. L’oboe di L’arbulu sulu e di Marinha è suonato da Francesca Scavo. Il flauto in Origine è di Corrado Cristaldi. La chitarra elettrica in Angeli dell’Etna è suonata da Gaetano Fontanazza. La voce dell’intro di Mita è dell’attrice Cinzia Muscolino, e sua la voce recitante a seguire, in dialogo con quella dell’attore scrittore e drammaturgo Tino Caspanello.
La foto della copertina e quelle delle pag. 10 (radici), 16 (imprimere su mare), 18 (faccia roccia) e 22 (resilienza) sono di Maria Rita Busacca. Le fotografie di Giuseppe Di Bella sono state scattate dalla fotografa Rossana Rizza, e il ritratto in bianco e nero realizzato con “banco ottico” è stato scattato da Rossana Rizza e Sebastiano Fiorito che ha curato anche lo sviluppo della carta fotografica.
Fuddìa, (Fòlia), racconto e "negativo" di un ritratto musicale, nasce dall'idea di trovare un punto di incontro fra la musica delle radici siciliane e contaminarla con il mondo della musica d'autore italiana e soprattutto europea, portoghese, sudamericana.
L'idea e il filo conduttore sono questi temi musicali, giocati su strumenti in cui si inserisce una voce, che sia oboe o flauto o bouzouky o chitarra elettrica. Una concezione cameristica della canzone.
L'intento è quello di fondere o meglio restituire all'idea della parola poeticala musica e viceversa, in questo caso la “Folìa d'amore” è una danzaiberica, è un tema di amore senza speranza o con grandi lacerazioni che poi si riassorbe in un amore antropocentrico, fatto di terre sconosciute e presenze angeliche.
Fuddìa è follia ma anche voce del verbo "girare, girovagare", come un aedo folle per questa Sicilia a volte senza speranze a volte di troppa bellezza.
collana “Musica da leggere”
Il disco è stato registrato presso Studio Blu di Enna, da Dino Caruso nel 2013, in seguito missato da Vincenzo Cavalli presso Sonoria studio di Scordìa e masterizzato a Milano da Claudio Giussani dello studio Energy Mastering.
Gli arrangiamenti, la scrittura e la ricerca musicale sono di Giuseppe Di Bella, autore di tutti i brani, eccetto L’arbulu sulu, il cui testo è del videomaker e musicista ennese Fabio Leone, ‘Ncucciarisi e Angeli dell’Etna, i cui testi sono stati scritti dalla cantautrice palermitana Valeria Cimò. Il testo Marinha è tratto da una poesia di Fernando Pessoa. Origine è una traduzione libera in lingua siciliana dei “sei apoftegmi” del filosofo presocratico Talete.
Tutte le chitarre acustiche, classiche il bouzouky e le voci sono di Giuseppe Di Bella.
Il contrabbasso è suonato da Giuseppe Cucchiara, tranne che in Lassami, la cui parte è stata scritta ed eseguita da Giovanni Arena. Tutte le percussioni del disco sono suonate da Davide Campisi. Il basso elettrico in Origine e Angeli dell’Etna è suonato da Giuseppe Cammarata. La fisarmonica in L’arbulu sulu e L’acqua del mare è di Salverico Cutuli. L’oboe di L’arbulu sulu e di Marinha è suonato da Francesca Scavo. Il flauto in Origine è di Corrado Cristaldi. La chitarra elettrica in Angeli dell’Etna è suonata da Gaetano Fontanazza. La voce dell’intro di Mita è dell’attrice Cinzia Muscolino, e sua la voce recitante a seguire, in dialogo con quella dell’attore scrittore e drammaturgo Tino Caspanello.
La foto della copertina e quelle delle pag. 10 (radici), 16 (imprimere su mare), 18 (faccia roccia) e 22 (resilienza) sono di Maria Rita Busacca. Le fotografie di Giuseppe Di Bella sono state scattate dalla fotografa Rossana Rizza, e il ritratto in bianco e nero realizzato con “banco ottico” è stato scattato da Rossana Rizza e Sebastiano Fiorito che ha curato anche lo sviluppo della carta fotografica.
INVISIBILI
Il progetto Invisibili nasce da un’idea di Ornella Fazzina per ricordare le vittime del Covid-19. Grazie alla partecipazione e condivisione dei docenti/fotografi di chiara fama e degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania del corso di Fotografia, oltre ad altri due fotografi, il progetto ha preso forma attraverso un video montato con una sequenza asciutta e antiretorica, puntando sull’incisività dell’immagine che racconta se stessa, lontano da forzature e ostentazioni, usando un linguaggio simbolico, realistico, poetico, concettuale ma sempre discreto, sussurrato, perché quando il dolore è così grande c’è necessità di rispetto e di silenzio. I numeri che aprono la sequenza fotografica ricordano che dietro di essi ci sono esseri umani e i numeri che la chiudono misurano lo scorrere del tempo, tema focale nella ricerca artistica di Opalka che ci ricorda di viverlo prima dell’arrivo della “percezione del finito”, cioè della morte, con la sua dignità purtroppo negata, nel momento storico attuale, a chi è stato strappato alla vita.
Curatore: Ornella Fazzina
Curatore: Ornella Fazzina
RAGUSA. DA CAPOLUOGO DI PROVINCIA AI PRIMI ANNI DEL SECONDO DOPOGUERRA
Questo lavoro vuole essere la continuazione della tesi di Bruno F. Bellia “L’affermarsi del Fascismo in provincia di Ragusa 1919 – 1925”, relatore prof. Giuseppe Giarrizzo, anno accademico 1973/1974 e inizia dal 1° gennaio 1927, anno in cui Ragusa cominciò a svolgere le sue funzioni di Capoluogo di Provincia, elevata a tale dignità il 6 dicembre 1926 dal Consiglio dei ministri su proposta del Duce e per interessamento di S. E. Filippo Pennavaria. Dedico questa mia fatica alla mia famiglia e a tutti gli appassionati di storia.
PROCESSO A CASSANDRA
NELLA PALAZZOLO DELL’OTTOCENTO
Il libro si sofferma sulla triste storia di Cassandra Politi, sul suo matrimonio con il barone Iudica e sulla travolgente storia d’amore tra la baronessa e il figliastro Gabriele Iudica. L’autore non “racconta” ma espone i fatti sulla base di inediti documenti d’archivio come i quattro processi intentati contro la donna, che oggi giace in una tomba del cimitero di Palazzolo Acreide abbandonata da tutti, piegata ma non vinta.
La vicenda, avvenuta nel 1875, catturò l’attenzione dello scrittore Luigi Capuana che ne fece un racconto dal titolo Storia Fosca, più volte ripubblicato, dove egli fece i nomi dei protagonisti.
La vicenda, avvenuta nel 1875, catturò l’attenzione dello scrittore Luigi Capuana che ne fece un racconto dal titolo Storia Fosca, più volte ripubblicato, dove egli fece i nomi dei protagonisti.
FORSE C'ERA E FORSE NON C'ERA
Forse c’era e forse non c’era, nascosta nella cenere di un forno, l’anima di una bambina discola, che la Morte non riuscì a portarsi via. C’era, o forse no, un giovane che partì alla ricerca dell’unico punto del mondo, dove non si muore mai. E c’erano una fruttivendola ed un enorme cavolo, il quale – se è vero che c’era – era anche un affascinante orco, ghiotto di gatti e di donne col pancione.
Una volta o nessuna, c’era una bimba che osò uscire di casa alle tre del pomeriggio, per cercare il fratello che forse era morto o forse no, incontrando volpi e lucertole parlanti, un angelo caduto, l’uomo nero, e persino la signora Morte. E c’era una graziosa principessa, che avrebbe forse finito i suoi giorni dentro un pozzo, se non avesse saputo trarsene fuori per mezzo di una scala molto speciale e grazie all'aiuto delle sue tre sante-madrine…
Le Fate Editore accoglie nella collana L’età del tempo la Sicilia favolosa della campagna iblea, danzante tra luce e lutto ed accesa dei colori con cui l’artista #Armeniapanfolklorica ha dato forma ai personaggi umani e bestiali, fantastici e verosimili, di Forse c’era e forse non c’era di Doroty Armenia.
Una volta o nessuna, c’era una bimba che osò uscire di casa alle tre del pomeriggio, per cercare il fratello che forse era morto o forse no, incontrando volpi e lucertole parlanti, un angelo caduto, l’uomo nero, e persino la signora Morte. E c’era una graziosa principessa, che avrebbe forse finito i suoi giorni dentro un pozzo, se non avesse saputo trarsene fuori per mezzo di una scala molto speciale e grazie all'aiuto delle sue tre sante-madrine…
Le Fate Editore accoglie nella collana L’età del tempo la Sicilia favolosa della campagna iblea, danzante tra luce e lutto ed accesa dei colori con cui l’artista #Armeniapanfolklorica ha dato forma ai personaggi umani e bestiali, fantastici e verosimili, di Forse c’era e forse non c’era di Doroty Armenia.
PANZA E ASSENZA
Il libro non è un semplice ricettario, anzi non lo è affatto. Il titolo Panza e assenza allude alla popolare espressione che indica quell’atteggiamento sfacciato di certi convitati che si presentano a casa dell’ospite con nient’altro che il loro appetito. A mani vuote. Panza e presenza, appunto. Ma il libro fa riferimento anche all’assenza, alle cose assenti. Le ricette sono contingenti, una sorta di obolo necessario. Queste evocano la Sicilia e i legami tra l’autore e questa terra: la maggior parte sono piatti che appartengono alla tradizione culinaria iblea, altre a quella siciliana, ci sono ricette che sono new entry, altri sono piatti che non c’entrano nulla con la nostra derelitta isola, ma che hanno attinenza, contiguità e, a vario titolo, affinità con la sicilianitudine…
Illustratore: Massimo Maria Carpinteri
Illustratore: Massimo Maria Carpinteri
L'INGREDIENTE SEGRETO
Questo libro, partendo dalla storia gastronomica dell’isola, si propone si offrire spunti di riflessione che sottolineino le peculiarità siciliane: la cucina della Sicilia si caratterizza per la particolare capacità di fondere in un tessuto armonico i contributi esterni, costituendo, aldilà di banali luoghi comuni, una nuova identità, una tradizione che si reinventa continuamente. Da secoli gli studiosi di gastronomia siciliana si sono sforzati di ricostruire i legami fra le varie tradizioni culinarie che hanno vissuto e convissuto nell’isola, talvolta ricorrendo o rifondando miti che potessero sciogliere le impasse nella ricerca: tutto ciò che pareva incomprensibile era frettolosamente liquidato come arabo, il raffinato come cucina dei monsù ecc. Questo volume tenta di riportare alla realtà, attraverso documenti, studi e fatti, le intuizioni di questi studiosi. Il tentativo di questo libro, nei suoi quattordici capitoli, è quello di analizzare alcune pietanze, procedimenti e ingredienti che per loro natura sono avvertiti nell’isola e fuori come tipici siciliani; di riannodare quei fili invisibili che intrecciandosi in duemila anni di storia hanno costituito l’arazzo (ora logoro, ora splendido e raffinato) dell’identità siciliana."
Foto di Vito Campo
Foto di Vito Campo
L'IMPRESA DELLA NEVE IN SICILIA
L’uso e il commercio della neve in Sicilia è un campo pressoché inesplorato della storia economico – sociale e culturale dell’Isola, che, per quanto parzialmente sfiorato dalla storiografia, mai ha trovato la giusta attenzione scientifica. Il consumo della neve investe molteplici aspetti della vita delle popolazioni dell’isola tra la metà del Cinquecento e il Novecento inoltrato: dall’economia alla vita materiale, dal commercio all’alimentazione. La neve, infatti, a partire dalla metà del XV secolo, fu considerata alla stregua di una qualsiasi merce. Soggetta alle leggi del mercato, fu assai presto inserita fra le gabelle più importanti delle città siciliane.
Per mezzo della neve, mescolata al sale, si affermò l’arte del sorbetto, della granita e del gelato, che furono un’invenzione tutta siciliana. La neve siciliana raggiungeva molti porti del Mediterraneo tra cui l’isola di Malta.
Il libro è un viaggio attraverso i “luoghi del freddo” in Sicilia alla scoperta di quelle strutture produttive, che prendono il nome di niveri: da quelle scavate a fossa sul terreno, alle grotte naturali dell’Etna, alle vere e proprie architetture costruite in blocchi calcarei (Palazzolo, Chiaramonte) o in basalto vulcanico (Buccheri), lungo i crinali dei Monti Iblei. Dall’Etna agli Iblei si illustrano tecniche di conservazione e smercio che sono durate fin quasi ai giorni nostri. Il libro si avvale di originali documenti d’archivi e di preziose testimonianze orali degli ultimi “signori della neve”.
Per mezzo della neve, mescolata al sale, si affermò l’arte del sorbetto, della granita e del gelato, che furono un’invenzione tutta siciliana. La neve siciliana raggiungeva molti porti del Mediterraneo tra cui l’isola di Malta.
Il libro è un viaggio attraverso i “luoghi del freddo” in Sicilia alla scoperta di quelle strutture produttive, che prendono il nome di niveri: da quelle scavate a fossa sul terreno, alle grotte naturali dell’Etna, alle vere e proprie architetture costruite in blocchi calcarei (Palazzolo, Chiaramonte) o in basalto vulcanico (Buccheri), lungo i crinali dei Monti Iblei. Dall’Etna agli Iblei si illustrano tecniche di conservazione e smercio che sono durate fin quasi ai giorni nostri. Il libro si avvale di originali documenti d’archivi e di preziose testimonianze orali degli ultimi “signori della neve”.
ANTICA SIRACUSA
«Ecco la Guida, o nobili Viaggiatori,
che vi condurrà, a osservar con diligenza
i venerandi avanzi delle Antichità di Siracusa,
mia Patria, da me illustrati;
della più grande un tempo, più bella, più nobile,
potente, inespugnabile, e dotta Città del Mondo,
come la decantano tanti greci e latini Scrittori [...]»
G.M. Capodieci
Curatore: Michele Romano
Fotografie: Toni Mazzarella
che vi condurrà, a osservar con diligenza
i venerandi avanzi delle Antichità di Siracusa,
mia Patria, da me illustrati;
della più grande un tempo, più bella, più nobile,
potente, inespugnabile, e dotta Città del Mondo,
come la decantano tanti greci e latini Scrittori [...]»
G.M. Capodieci
Curatore: Michele Romano
Fotografie: Toni Mazzarella
SIRACUSA. ARTE FEDE E COMMITTENZA
Il valore etico e morale della committenza illuminata a Siracusa è ben documentata nei manoscritti di mons. Giuseppe Maria Capodieci, Pastore Aretuseo, Maestro di calligrafia nel Vescovil Seminario de' Cherici, dove descrive, in una minuziosa e attenta classificazione, chiamate “tavole”, la presenza delle opere d'arte custodite all'interno della Cattedrale e degli edifici religiosi, aperti al culto, nell'intera isola di Ortigia. Questa pubblicazione intende valorizzare e trascrivere parzialmente, alcune delle Tavole Cronologiche Sacro–Profane di Siracusa (inedite) di G.M.Capodieci, custodite nell'Archivio della Biblioteca Arcivescovile Alagoniana di Siracusa. Un patrimonio cartaceo e culturale, che testimonia l'interesse per l'amor di Patria con lo studio degli Annali di Siracusa (interamente manoscritti in XVI tomi), gli Antichi Monumenti di Siracusa descritti ed illustrati (due tomi manoscritti del 1793) e i diversi tomi delle Miscellanee (che racchiudono una serie di diplomi delle Accademie letterarie ed una miriade di editti dei vescovi siracusani).
Curatore: Michele Romano
Curatore: Michele Romano
CARAVAGGIO - IL SEPPELLIMENTO DI SANTA LUCIA A SIRACUSA
Il Seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio venne realizzato a Siracusa nel 1608, grazie ad una illuminata committenza del Senato aretuseo e alla presenza di Mario Minniti, artista e amico di Caravaggio e da Vincenzo Mirabella, nobile e archeologo siracusano. Il dipinto o pala d'altare, si trova oggi collocato nella sede voluta dall'artista e dai suoi committenti, nella chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, luogo dove per tradizione la vergine aretusea fu martirizzata e seppellita nelle catacombe, che ancora oggi portano il suo nome. Questo catalogo narra la fortuna critica del dipinto caravaggesco, dalla descrizione dei biografi (Bellori, Susinno ed altri) agli storici dell'arte, da Roberto Longhi ad Alessandro Zuccari. Ma fondamentale è il contributo di Dario Bottaro che affronta il culto secolare di Santa Lucia a Siracusa e delle diverse opere a Lei dedicate e presenti nell'isola di Ortigia. Di particolare rilievo, in questo catalogo, sono i documenti inediti che riguardano, i manoscritti di G.M.Capodieci, conservati nella Biblioteca Arcivescovile Alagoniana di Siracusa, la presenza di Caravaggio a Siracusa e la donazione di alcune opere seicentesche alla città aretusea.
Curatore: Michele Romano
Curatore: Michele Romano
CARAVAGGESCHI. LA PITTURA DEL SEICENTO A SIRACUSA
"Caravaggio e i caravaggeschi a Siracusa, un itinerario storico-artistico che invita a leggere, nelle opere di Mario Minniti, Daniele Monteleone e tanti altri, la cifra stilistica del naturalismo e realismo chiaroscurale di Michelangelo Merisi, detto #Caravaggio, che visitò la Sicilia, lasciando un contributo artistico di alto livello antropologico e culturale.
In questo percorso, i due curatori, hanno centrato l’attenzione sulla Siracusa artistica del Seicento, attraverso una attenta analisi
di documenti e manoscritti, che attestano una illuminata committenza, sacra e profana, dal Senato aretuseo ai Vescovi della diocesi del Val di Noto. Si affronta anche l’esperienza di artisti non siracusani, Agostino Scilla e Onofrio Gabrieli, che chiamati a Siracusa da Messina, lasciano una sensibilità visiva legata a quel classismo barocco postcaravaggesco."
Pagine: 132
Anno: 2021
ISBN-13: 979-12-80646-03-3
In questo percorso, i due curatori, hanno centrato l’attenzione sulla Siracusa artistica del Seicento, attraverso una attenta analisi
di documenti e manoscritti, che attestano una illuminata committenza, sacra e profana, dal Senato aretuseo ai Vescovi della diocesi del Val di Noto. Si affronta anche l’esperienza di artisti non siracusani, Agostino Scilla e Onofrio Gabrieli, che chiamati a Siracusa da Messina, lasciano una sensibilità visiva legata a quel classismo barocco postcaravaggesco."
Pagine: 132
Anno: 2021
ISBN-13: 979-12-80646-03-3
IL PALAZZO DEI VESCOVI A SIRACUSA
"La presente opera si deve alla sensibilità del prof. Michele Romano. Egli nell’occasione della consacrazione episcopale del nuovo Arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, ha ritenuto utile e opportuno, come omaggio, ripubblicare il testo del prof. Agnello sul palazzo arcivescovile, arricchendolo però di tutti gli stemmi dei vescovi che si trovano visibili negli ampi cortili dello stesso e che dimostrano come nei secoli siano state fatte una seriedi modifiche per adeguare lo stesso palazzo alle nuove esigenze che man mano si sono presentate, la più notevole e importante delle quali è stata senza dubbio il trasferimento del Seminario, che prima si trovava sull’attuale Piazza Minerva, nell’ambito dello stesso palazzo arcivescovile. Ricordando che un albero diventa secolare se ha buone radici, auguro che questa opera sia occasione per tanti di prendere coscienza della grande storia della nostra città e della nostra diocesi."
Curatore: Michele Romano
Pagine: 52
Anno: 2020
ISBN-13: 978-88-945129-3-9
Curatore: Michele Romano
Pagine: 52
Anno: 2020
ISBN-13: 978-88-945129-3-9
LUCIA A BELLOMO
Nell’iconografia devozionale la martire aretusea viene rappresentata con gli occhi su un piatto, attributo alla sua luce divina, e con la palma e il pugnale, strumenti del martirio. Nella collezione museale della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo l’immagine di santa Lucia mostra diverse varianti cultuali: dalla Lucia che ha in mano un pugnale e il piatto con la fiamma (iconografia medievale), alla santa Martire immobile e trainata dai buoi, simbolo della forza dello Spirito Santo e anche il Viatico di Lucia, secondo la tradizione che Lucia ricevette la comunione dopo essere stata trafitta alla gola e poi morì. La nostra ricerca e attenta catalogazione rilegge le diverse iconografie della Vergine e Martire aretusea, un percorso cultuale e artistico che guida il fedele-visitatore alla riscoperta di una simbologia sacra e di una comunità urbana vicina ai segni della devozione universale.
(Michele Romano Docente di Comunicazione e valorizzazione delle collezioni museali Accademia di Belle Arti di Catania)
Curatore: Rita Insolia, Ornella Fazzina, Michele Romano, Dario Bottaro
arte contemporanea: Salvatore Bonajuto, Maria Teresa Gulino, Toni Mazzarella, Luana Reale
(Michele Romano Docente di Comunicazione e valorizzazione delle collezioni museali Accademia di Belle Arti di Catania)
Curatore: Rita Insolia, Ornella Fazzina, Michele Romano, Dario Bottaro
arte contemporanea: Salvatore Bonajuto, Maria Teresa Gulino, Toni Mazzarella, Luana Reale
STEMMI, IMPERATORI, VESCOVI E MARCHESI
Questo progetto “araldico” nasce dall’idea di rivisitare il patrimonio della Galleria Bellomo come storia della città e come un percorso nel tempo, un microcosmo nel macrocosmourbano, un nuovo percorso tematico che nell’analisi degli stemmi, documenta l’alto livello di committenza storico-artistica, pubblica e privata della città aretusea.
ARALDICA. LE VIE INVISIBILI DELL'UNESCO
Araldica è lo studio del blasone o degli
stemmi e sono chiamati armi o scudi, in
greco άσπις, àspis.
Aspilogia, è un termine coniato da Sir Henry
Spelman (1564-1641) e indica un’area del
sapere e dello studio che ha lo scopo di
individuare, riconoscere e catalogare gli
elementi grafici nati per identificare una
persona, una famiglia, una comunità o una
istituzione urbana.
L’argomento del n.4 dei QBC Quadernì dei
Beni Culturali, prodotto dall’Accademia
di Belle Arti di Catania, è l’analisi e la
lettura iconografica e simbolica delle pezze
araldiche, gli elementi figurati, antropomorfi
e zoomorfi, presenti negli stemmi urbani di
Catania, Siracusa e Noto, città patrimonio
dell’Umanità, tutelate dall’UNESCO. Le
vie di questi centri storici sono un vero
patrimonio di identità culturale, ma perdono
il loro valore antropologico in assenza della
lettura dei significati simbolici, dall’elefante
di Catania “u liotru”, all’aquila bicipite di
Siracusa e allo scudo crociato di Noto.
Un quaderno di ricerca accademica che
rende visibile, l’invisibile urbano, oggetti
lapidei che testimoniano nei prospetti
architettonici il valore di una committenza
illuminata (vescovi, principi e casate nobiliari)
e il significato intrinseco di un alfabeto
immaginario araldico. Dal leone rampante,
al castello turrito, dal gatto passante alla
fenice che rinasce, una letteratura artistica
che caduta nell’oblio rinasce attraverso una
attenta analisi e catalogazione curata dal
corso di Comunicazione e valorizzazione del
patrimonio storico-artistico dell’Accademia
di Belle Arti Catania.
stemmi e sono chiamati armi o scudi, in
greco άσπις, àspis.
Aspilogia, è un termine coniato da Sir Henry
Spelman (1564-1641) e indica un’area del
sapere e dello studio che ha lo scopo di
individuare, riconoscere e catalogare gli
elementi grafici nati per identificare una
persona, una famiglia, una comunità o una
istituzione urbana.
L’argomento del n.4 dei QBC Quadernì dei
Beni Culturali, prodotto dall’Accademia
di Belle Arti di Catania, è l’analisi e la
lettura iconografica e simbolica delle pezze
araldiche, gli elementi figurati, antropomorfi
e zoomorfi, presenti negli stemmi urbani di
Catania, Siracusa e Noto, città patrimonio
dell’Umanità, tutelate dall’UNESCO. Le
vie di questi centri storici sono un vero
patrimonio di identità culturale, ma perdono
il loro valore antropologico in assenza della
lettura dei significati simbolici, dall’elefante
di Catania “u liotru”, all’aquila bicipite di
Siracusa e allo scudo crociato di Noto.
Un quaderno di ricerca accademica che
rende visibile, l’invisibile urbano, oggetti
lapidei che testimoniano nei prospetti
architettonici il valore di una committenza
illuminata (vescovi, principi e casate nobiliari)
e il significato intrinseco di un alfabeto
immaginario araldico. Dal leone rampante,
al castello turrito, dal gatto passante alla
fenice che rinasce, una letteratura artistica
che caduta nell’oblio rinasce attraverso una
attenta analisi e catalogazione curata dal
corso di Comunicazione e valorizzazione del
patrimonio storico-artistico dell’Accademia
di Belle Arti Catania.
SICILIA. ARTE E COMMITTENZA
L’araldica è lo studio del blasone o stemmi, detti anche armi o scudi, in greco
άσπις, àspis, sinonimo di aspilogia. Una scienza del sapere che ha la finalità
di individuare, riconoscere, descrivere e catalogare gli elementi grafici utilizzati,
nel loro insieme, per identificare in modo certo una persona, una
famiglia, un gruppo di persone o una istituzione pubblica. Studiare nella
nostra contemporaneità la simbologia visiva e antropologica di uno stemma
può apparire anacrostico e lontano da una ricerca sperimentale, ma vista la
vastità di questa produzione lapidea presente nei depositi e nelle collezioni
museali richiede oggi un processo di valorizzazione del patrimonio storico,
artistico e culturale che identifichi un valore aggiunto nell’identità territoriale
del patrimonio UNESCO.
άσπις, àspis, sinonimo di aspilogia. Una scienza del sapere che ha la finalità
di individuare, riconoscere, descrivere e catalogare gli elementi grafici utilizzati,
nel loro insieme, per identificare in modo certo una persona, una
famiglia, un gruppo di persone o una istituzione pubblica. Studiare nella
nostra contemporaneità la simbologia visiva e antropologica di uno stemma
può apparire anacrostico e lontano da una ricerca sperimentale, ma vista la
vastità di questa produzione lapidea presente nei depositi e nelle collezioni
museali richiede oggi un processo di valorizzazione del patrimonio storico,
artistico e culturale che identifichi un valore aggiunto nell’identità territoriale
del patrimonio UNESCO.
COLLEZIONI MUSEALI
Collezioni museali. il patrimonio araldico nelle città dell'UNESCO in Sicilia: Catania, Siracusa, Noto
CARAVAGGIO CONTEMPORANEO
L’uomo comunica con il sacro inserendo il rapporto con il divino nell’ambito dei sentimenti umani. Difatti il sacro non lo si scorge soltanto attraverso il culto delle immagini religiose, ma in chiunque sappia percepire il messaggio di sconfinata bellezza di un’arte che abbraccia il mondo interiore dell’uomo, alla ricerca incessante della verità e di se stesso.
Far rivivere le opere di Caravaggio per mezzo di un’altra espressione artistica qual è il tableau vivant, con attori abbigliati in modo da rappresentare una scena come in un “quadro vivente”, è un esercizio oggi abbastanza sfruttato che affascina i fruitori. Per un breve tempo, le persone che compongono il quadro rimangono immobili, eternando un momento in cui la narrazione si manifesta nella sua piena bellezza. Tale operazione avvicina le forme d’arte teatrali con quelle pittoriche e fotografiche, in uno straordinario gioco di contaminazione tra forme e linguaggi dove i confini disciplinari sembrano dissolversi per dare spazio ad una epifania di luci, ombre e colori.
Le opere caravaggesche da Toni Mazzarella vengono sapientemente rivisitate con una sensibilità contemporanea e attraverso un occhio attento alla composizione, ai particolari, ai ritmi, agli equilibri formali e cromatici, capace di far affiorare dall’oscurità parti di corpi e volti che parlano per sineddoche e che nel forte contrasto chiaroscurale trovano tutta la loro significazione.
La tecnica dei tableaux vivants racchiude un lavoro di grande precisione
e insieme di grande impatto emotivo. Si compongono le tele di Caravaggio con i corpi degli attori e l’ausilio di oggetti di uso comune e stoffe drappeggiate.
Il risultato finale è quello dello scatto fotografico che immortala l’opera attraverso ben studiati tagli di luce che diventano i veri protagonisti
dell’intera scena.
In questo mondo di affetti, di sguardi, di eventi e di messaggi evangelici,
la grandezza di Caravaggio è stata quella di rendere umano il sacro. Nel
suo tipico realismo, il maestro lombardo è stato tra i più attenti indagatori
dell’animo umano e dell’analisi fisiognomica, rappresentando i soggetti
lontani dall’iconografia tradizionale e inserendoli in contesti quasi privi di
un’ambientazione e per questo capaci di suscitare un’impressione di toccante commozione, immersi in una muta e drammatica penombra.
Ed è anche un clima di intensa commozione quello che si avverte osservando le fotografie di Toni Mazzarella, grazie alle ombre che avvolgono i corpi e le cose e ad una modulazione di luce sospesa, dando così una forte valenza espressiva alla scena, caratterizzata da un serrato dialogo tra i personaggi e l’ambiente circostante fatto di pura essenzialità.
Far rivivere le opere di Caravaggio per mezzo di un’altra espressione artistica qual è il tableau vivant, con attori abbigliati in modo da rappresentare una scena come in un “quadro vivente”, è un esercizio oggi abbastanza sfruttato che affascina i fruitori. Per un breve tempo, le persone che compongono il quadro rimangono immobili, eternando un momento in cui la narrazione si manifesta nella sua piena bellezza. Tale operazione avvicina le forme d’arte teatrali con quelle pittoriche e fotografiche, in uno straordinario gioco di contaminazione tra forme e linguaggi dove i confini disciplinari sembrano dissolversi per dare spazio ad una epifania di luci, ombre e colori.
Le opere caravaggesche da Toni Mazzarella vengono sapientemente rivisitate con una sensibilità contemporanea e attraverso un occhio attento alla composizione, ai particolari, ai ritmi, agli equilibri formali e cromatici, capace di far affiorare dall’oscurità parti di corpi e volti che parlano per sineddoche e che nel forte contrasto chiaroscurale trovano tutta la loro significazione.
La tecnica dei tableaux vivants racchiude un lavoro di grande precisione
e insieme di grande impatto emotivo. Si compongono le tele di Caravaggio con i corpi degli attori e l’ausilio di oggetti di uso comune e stoffe drappeggiate.
Il risultato finale è quello dello scatto fotografico che immortala l’opera attraverso ben studiati tagli di luce che diventano i veri protagonisti
dell’intera scena.
In questo mondo di affetti, di sguardi, di eventi e di messaggi evangelici,
la grandezza di Caravaggio è stata quella di rendere umano il sacro. Nel
suo tipico realismo, il maestro lombardo è stato tra i più attenti indagatori
dell’animo umano e dell’analisi fisiognomica, rappresentando i soggetti
lontani dall’iconografia tradizionale e inserendoli in contesti quasi privi di
un’ambientazione e per questo capaci di suscitare un’impressione di toccante commozione, immersi in una muta e drammatica penombra.
Ed è anche un clima di intensa commozione quello che si avverte osservando le fotografie di Toni Mazzarella, grazie alle ombre che avvolgono i corpi e le cose e ad una modulazione di luce sospesa, dando così una forte valenza espressiva alla scena, caratterizzata da un serrato dialogo tra i personaggi e l’ambiente circostante fatto di pura essenzialità.
SALE
Carlo Muratori: Attivo fin dai primi anni ’80 con i Cilliri, già collaboratore di Antonino Uccello e Ignazio Buttitta, Carlo Muratori ha attraversato da protagonista, appartato e discreto, la scena musicale italiana, conseguendo numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Sale è il suo tredicesimo album che, a distanza di sette anni dal precedente, segna un’altra stazione di grande rilievo in un percorso artistico di straordinaria originalità.
In quel crinale in cui la poesia si converte in musica e la musica si prolunga nella scrittura, Carlo Muratori delinea un potente e delicato affresco sulla propria terra in cui il recupero della memoria storica e folgoranti istantanee sul presente si innestano su sapienti tessiture armoniche, esaltate dal talento straordinario di un musicista capace come pochi di smuovere pensieri ed emozioni.
Pagine di una storia dolentemente immobile e sempre eguale a se stessa si intrecciano così ad altre storie, incontrate per le irte strade che portano dalla piazza del paese alle coste di carrubi e Nero d’Avola, spettinati dal vento di scirocco.
Impregnati di una memoria salmastra di passati remoti e di attesa per un futuro da benedire col sale, libro e cd raccontano di una Sicilia assunta a metafora di una più generale condizione esistenziale in cui non vorremmo più apparire come figuranti in un presepe, immobili come statue di sale.
Con numerosi, splendidi, compagni di viaggio tra i quali Franco Battiato, Mario Arcari, Daniele Sepe e Peppe Voltarelli.
In quel crinale in cui la poesia si converte in musica e la musica si prolunga nella scrittura, Carlo Muratori delinea un potente e delicato affresco sulla propria terra in cui il recupero della memoria storica e folgoranti istantanee sul presente si innestano su sapienti tessiture armoniche, esaltate dal talento straordinario di un musicista capace come pochi di smuovere pensieri ed emozioni.
Pagine di una storia dolentemente immobile e sempre eguale a se stessa si intrecciano così ad altre storie, incontrate per le irte strade che portano dalla piazza del paese alle coste di carrubi e Nero d’Avola, spettinati dal vento di scirocco.
Impregnati di una memoria salmastra di passati remoti e di attesa per un futuro da benedire col sale, libro e cd raccontano di una Sicilia assunta a metafora di una più generale condizione esistenziale in cui non vorremmo più apparire come figuranti in un presepe, immobili come statue di sale.
Con numerosi, splendidi, compagni di viaggio tra i quali Franco Battiato, Mario Arcari, Daniele Sepe e Peppe Voltarelli.
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